Eventi virtuali: non si smetterà certo di fare fiere e manifestazioni, ma assumeranno una forma diversa, per certi versi più inclusiva.

 

Eventi virtuali: Welcome to the third place!

Nel novembre 2000 il lancio della PlayStation 2 fu accompagnato da uno spot totalmente surreale e incomprensibile, che si concludeva con una frase criptica: “Welcome to the third place”. A dirigere il video fu l’eclettico David Lynch, noto per essere stato il regista della serie TV Twin Peaks e di film come Mulholland Drive e Lost Highway. In tanti si chiesero cosa fosse il third place, un termine ai tempi ancora poco utilizzato che, nel gergo del community building, indica quel luogo che non è né la casa (il first place), né l’ufficio (second place): il pub, un parco e, nella visione di Lynch per quello spot, il mondo virtuale dei giochi. Un mondo che ai tempi era solitario, dato che ancora le community online non avevano lo slancio di oggi, ma di lì a poco l’interazione online con altri esseri umani avrebbe preso il sopravvento.

 

 

Oggi il third place è sempre più rappresentato dall’online, in particolare nei videogiochi online, fatto che sta trainando sia le economie interne ai mondi virtuali, sia la diffusione di sistemi per la realtà aumentata e quella virtuale. Una ricerca di ARK Invest stima che il mercato dei dispositivi AR crescerà dal miliardo di dollari del 2020 a 130 miliardi nel 2030, con una grande accelerata a partire dal 2022. La stessa analisi mostra una certa cautela sui dispositivi per la realtà virtuale, a oggi ancora costosi e relativamente poco sofisticati.

 

Non solo videogiochi: anche eventi e posti di lavoro si sposteranno online

Oggi i mondi virtuali sono per lo più esperienze ludiche, ma lo scenario sta mutando velocemente, anche a causa del Covid. In pochi mesi, la necessità ha spinto le aziende e i lavoratori a dimenticare le sale riunioni e, soprattutto, gli eventi dal vivo: sono stati sostituiti dalle stanze virtuali di Microsoft Teams, Zoom e simili, e questo trend non si esaurirà quando le misure di distanziamento sono rilassate. Non si smetterà certo di fare fiere e manifestazioni, anzi, ma molto probabilmente assumeranno una forma diversa, per certi versi più inclusiva: oltre ai partecipanti che si recheranno fisicamente sul posto, infatti, se ne aggiungeranno altri, presenti in modalità virtuale, da remoto.

Per farlo, però, sono necessarie delle nuove piattaforme digitali pensate, che siano intuitive, efficaci e soprattutto immersive, in grado di eliminare le distanze fra chi partecipa fisicamente e chi lo fa remoto. Queste piattaforme rappresenteranno un vero e proprio punto di svolta rispetto agli esperimenti condotti fino a ora, che non sono in grado di offrire una user experience adeguata. I limiti sono prevalentemente legati a interfaccia poco intuitiva e poco agonistiche in termini di dispositivi: l’esperienza, tende a cambiare molto a seconda che si usi un computer, uno smartphone o un tablet.

 

Il futuro degli eventi e le nuove sfide per le UX: la visione di AnotheReality

Durante la pandemia, la richiesta di piattaforme per eventi virtuali è cresciuta a dismisura ed AnotheReality ha supportato molti dei suoi clienti realizzando alcuni progetti in grado di soddisfare le loro necessità. Lavorando su casi concreti, è stato facile comprendere i limiti sia di quanto offre oggi il mercato, sia di come sono strutturati gli eventi stessi, sia di importanti aspetti di usabilità. Realizzando che nel caso degli eventi ibridi, con parte del pubblico in presenza e altri connessi da remoto, bisogna ripensare alcuni aspetti per poterli rendere fruibili a tutti nel migliore dei modi.

Bisogna innanzitutto ragionare sugli spazi fisici. Se all’interno di una fiera bisogna fare i conti con l’estensione delle aree espositive, all’interno dei metaversi questo limite non esiste e si può quindi mostrare qualcosa di più, naturalmente rendendolo accessibile (via smartphone) anche a chi è fisicamente presente all’evento, così da non escluderlo. Ma è anche necessario ragionare sul concetto di conferenza all’interno dei metaversi. Oggi ci siamo appoggiati a soluzioni tampone, che hanno funzionato alla grande durante l’emergenza, ma che hanno anche mostrato tutti i loro limiti in termini di coinvolgimento. Il modello one-to-many, nel quale uno o più relatori parlano a una platea che fa solo da spettatore, è limitato e va superato. Gli attuali strumenti di chat interni alle piattaforme consentono un certo grado di interazione, tuttavia se si vuole portare gli eventi all’interno dei metaversi, è necessario studiare soluzioni che siano allo stesso tempo più coinvolgenti e intuitive.

Sono sfide non banali da affrontare dal punto di vista tecnologico, ma ancora più a livello di interfaccia utente. Le UX, infatti, devono essere ripensate per poter garantire il successo di queste piattaforme, che non possono limitarsi a stupire per grafica o possibilità offerte, ma devono essere funzionali e intuitive, indipendentemente dal dispositivo usato per accedere. Devono aiutare a ridurre le distanze fra chi è presente e chi partecipa da remoto e lo devono fare nella maniera più naturale possibile.

 

Nuova suite di strumenti e tool per format ibridi: leggi l’approfondimento >

 

Eventi virtuali di nuova generazione e nuove piattaforme

L’idea di organizzare eventi in realtà virtuale, per quanto affascinante, non funziona. Non solo è estremamente costoso inviare un visore a ogni partecipante, bisogna poi considerare anche la difficoltà che gli utenti potrebbero avere nel configurarlo e utilizzarlo correttamente. Se anche esistesse una bacchetta magica per azzerare i costi e la complessità, non è detto che la VR sarebbe la soluzione migliore: alla fine, la maggior parte degli eventi si riduce a uno o più speaker che parlano a una platea. Ecco perché, nella maggior parte dei casi, molti hanno risolto il problema della distanza con semplici stream video.

Si può, e si deve, fare di più. Perché il valore aggiunto nel partecipare a un evento di settore non è ascoltare dei professionisti seduti in platea, ma stringere relazioni, esplorare le aree demo e, nel caso delle fiere, toccare con mano le tecnologie di cui si parla. Ecco perché AnotheReality sta lavorando a una piattaforma immersiva, scalabile e semplice da usare pensata per rendere più efficaci gli eventi ibridi.

All’interno della piattaforma ogni utente potrà personalizzare il proprio avatar come meglio preferisce, così da rendere ogni utente “unico” e usabile per altri eventi, a patto che si appoggino alla stessa soluzione. Questo avatar potrà poi muoversi liberamente all’interno degli spazi espositivi, “camminando” da uno stand all’altro o semplicemente “teletrasportandosi” grazie alle funzioni integrate. Tutto il mondo è realizzato in 3D ma la scelta è stata quello di offrire una visualizzazione isometrica agli utenti, così da semplificare al massimo l’utilizzo.

Superstudio Cyberspace

Perché puntare sul 3D allora? Il motivo è la scalabilità: oggi la piattaforma non supporta visori per la realtà virtuale o aumentata, ma quando questi diventeranno la norma, il sistema sarà già pronto per usarli, senza dover riscrivere tutto da zero.

Anche senza il visore, però, sono già disponibili tutte le funzioni chiave per garantire un’esperienza più simile a quella della partecipazione dal vivo. Ad esempio, è presente un sistema di chat (di gruppo o private) e sono disponibili dei meeting point, l’equivalente delle aree riservate, dove i professionisti potranno effettuare le loro riunioni private, nel pieno rispetto della privacy.

E ogni azienda potrà personalizzare il proprio stand, così da riproporre anche ai partecipanti remoti un’esperienza molto vicina a quella di chi è fisicamente presente. Non si potranno toccare con mano i prodotti mostrati, ma sono supportate visualizzazioni di oggetti 3D, che possono essere ruotati e manipolati virtualmente.

 

Superstudio Cyberspace | Concept tipologie di booth

È dunque in gestazione una piattaforma per gli eventi ibridi e virtuali aperta, adottabile da chiunque lo desidera, come del resto già accade con le soluzioni di videocomunicazione. In questa ottica, la personalizzazione dell’avatar non è un semplice sfizio, ma permette agli utenti di creare una propria identità virtuale e utilizzarla per tutti gli incontri.

Alla fine, gli eventi sono fatti per incontrarsi, per scambiare opinioni, per fare networking e se non si può essere presenti fisicamente, partecipare con il proprio avatar è un valore aggiunto non trascurabile.