Metaverso e le Big Tech: tutti parlano di metaverso, AR e VR, ma sono ancora in pochi a sporcarsi le mani. In questo articolo, analizziamo le manovre dei “grandi”.

 

Il metaverso e le Big Tech

Da un mese Facebook, la holding che racchiude l’omonimo social network, Instagram, WhatsApp e Oculus, ha cambiato nome in Meta e ora punta tutto sul concetto di metaverso. Una visione a lunghissimo termine, dato che ancora non è chiaro cosa sia un metaverso, come si svilupperà, quante persone contemporaneamente sarà in grado di supportare. E, soprattutto, quali strumenti saranno richiesti per accedervi. Se Meta è stata la prima ad annunciare di voler investire ingenti risorse sul metaverso, non è stata di certo l’unica e nel giro di pochi giorni sono arrivate le risposte dei principali competitor sul mercato, in particolare Microsoft e Cisco. Facciamo il punto della situazione.

 

Immagine: Facebook Meta

 

Costa stanno facendo Microsoft e Meta

Alla conferenza annuale Microsoft Ignite, tenutasi la prima settimana di novembre dal colosso di Redmond, è stato annunciato Microsoft Mesh: una nuova esperienza di realtà mista destinata a modellare il modo in cui le persone lavorano e socializzano online. Mesh rappresenta la visione di Microsoft di un’evoluzione negli attuali strumenti di lavoro online. Progettato per funzionare su una vasta gamma di dispositivi, inclusi visori Hololens di Microsoft, occhiali VR tradizionali, telefoni e altro, con Mesh, Microsoft spera di creare un ambiente virtuale in grado di condividere dati, modelli 3D e avatar. In sostanza, l’azienda vuole aggiornare la tradizionale esperienza di lavoro a distanza con la potenza di AR e VR.

Inoltre, la Big Tech Microsoft ha definito l’integrazione tra Mesh e Teams (la già nota piattaforma di collaborazione) una “porta di accesso al metaverso” che descrive come “un mondo digitale persistente abitato da digital twin di persone, luoghi e cose”. Gli utenti dei team che indossano visori VR potrebbero utilizzare avatar personalizzabili che imiteranno i segnali facciali, che potrebbero essere potenzialmente utilizzati come sostituto virtuale per chi decidesse di spegnere la videocamera durante una riunione.

Come se non bastasse, è stata annunciata una partnership tra Microsoft e Meta che vede l’integrazione tra le rispettive app di appartenenza Microsoft Teams e Workplace. Questo apre uno scenario del tutto nuovo al modo di lavorare in ufficio. Oltre ad abilitare gli utenti Workplace a trasmettere video in streaming in Microsoft Teams, permette agli utenti Teams o Workplace di visualizzare, commentare e reagire alle riunioni in tempo reale senza dover passare da un’app all’altra.

Microsoft e Meta stanno anche preparando il terreno per competere per il metaverso aziendale negli anni a venire. Entrambe le società hanno recentemente svelato visioni simili per spazi virtuali e riunioni, ma dati questi molteplici fronti di collaborazione, potremmo vedere la coppia lavorare insieme ancora di più sulla realtà virtuale e sugli sforzi richiesti dalla creazione di un comune metaverso, in futuro.

Se ciò dovesse accadere, il metaverso potrebbe avere una piattaforma one-stop-shop, che combina i punti di forza dell’hardware Oculus a prezzi accessibili di Meta e il know-how sulla produttività online di Microsoft. In caso contrario, Big Tech e interessati al metaverso potrebbero trovarsi costretti a destreggiarsi tra più ecosistemi concorrenti.

 


Immagine: Microsoft

Cisco Webex Hologram, collaborazione potenziata dalla realtà aumentata

Cisco è sempre stata in prima linea per le soluzioni di collaborazione e da anni la sua piattaforma Webex è una delle più apprezzate del settore. Oggi comunicare con colleghi e amici tramite Zoom e Teams è la normalità, ma prima della pandemia era Cisco a dominare il settore delle video communication & collaboration, anche con soluzioni futuristiche come i suoi sistemi di telepresenza, soluzioni estremamente complesse e costose, caratterizzate da una qualità audio e video elevatissima. Soluzioni che però non si prestano all’utilizzo di tutti i giorni, sia per lo spazio occupato, sia per il costo proibitivo.

Dopo l’annuncio di Meta, Cisco non è stata a guardare e ha colto l’occasione dell’evento annuale WebexOne per mostrare in anteprima la sua nuova piattaforma di comunicazione Webex Hologram, che verrà a breve integrata in Webex Suite. La parola d’ordine in questo caso è realtà aumentata, e Hologram supporta i visori AR Magic Leap e HoloLens di Microsoft. Al contrario della Big Tech Meta, però, l’obiettivo non è quello di creare un metaverso sconfinato ma quello di realizzare nuovi strumenti verticali a supporto di chi lavora nella progettazione, nella formazione o in campo medico. Grazie alla realtà aumentata, i progettisti potranno condividere e analizzare in tempo reale modelli virtuali praticamente indistinguibili da quelli fisici, ruotandoli così da poterli osservare da tutte le angolazioni, come se si trattasse di un mockup.

 

Immagine: Cisco Webex Hologram

L’omniverso di NVIDIA

Nel suo keynote speech al GTC di novembre, Jensen Huang, CEO di NVIDIA, ha svelato i suoi piani per il suo approccio ai mondi virtuali, che viene definito Omniverse. Si tratta di una piattaforma che si pone l’obiettivo di creare mondi tridimensionali esplorabili e liberamente modificabili, mondo nei quali entrare per divertirsi, come nei videogiochi, ma soprattutto per collaborare. Tutto ruota attorno al concetto di USD, Universal Scene Description, che secondo Huang “rappresentano l’Omniverse come l’HTML rappresenta i siti web”, e sono fondamentalmente dei connettori che collegano il mondo reale all’Omniverse, e i vari omniversi l’uno con l’altro.

Per esempio, gli “oggetti” creati nel mondo di Adobe potranno essere collegati a quelli del mondo di Autodesk, e basterà modificare un oggetto in uno di questi mondi per vedere le modifiche riflettersi su tutti gli altri. “Fondamentalmente, è come un documento di design 3D condiviso in cloud”, al quale tutti possono collaborare in contemporanea, spiega Huang.

L’obiettivo di questi sforzi è quello di creare dei digital twin di asset reali. Solitamente i gemelli digitali sono repliche di oggetti o sistemi fisici, ma nella visione di NVIDIA l’omniverso permetterà di fare il contrario: i progettisti svilupperanno intere fabbriche nell’Omniverse e le controparti reali saranno una replica di queste.

Attualmente NVIDIA Omniverse è accessibile in versione beta, e alcune aziende la stanno già sfruttando, come Bentley Systems, che sta creando la propria piattaforma di digital twin proprio all’interno dell’omniverso. Siemens Energy invece la sta utilizzando per predire in maniera accurata la corrosione nelle turbine a gas, così da ridurre la necessità di ispezioni manuali, mentre BMW l’ha inizialmente usata per creare il gemello del suo stabilimento di Regensburg, e visto il successo, ha esteso l’adozione ad altre 10 sue fabbriche.

 

Immagine: NVIDIA Omniverso

 

Roblox

Per molti Roblox è un videogioco di grande successo, ma è a tutti gli effetti una sandbox, dove gli utenti possono sbizzarrirsi a creare il loro gioco o la loro esperienza, e viverla insieme ai propri amici, che saranno rappresentati da avatar. Lo si potrebbe definire un gioco di tipo MMO, Massive Multiplayer Online, ma la logica è ben differente: non bisogna affrontare sfide, correre gare automobilistiche o sconfiggere draghi. Non solo, per lo meno: il focus è sulla creazione di mondi interattivi nei quali divertirsi coi propri amici. Un’evoluzione di quanto visto in Minecraft se vogliamo, e non è un caso che quest’ultima sia stata proprio una delle prime applicazioni che Microsoft ha usato per mostrare il potenziale del suo visore AR HoloLens.

Roblox non si può definire una novità, dal momento che il lancio risale al lontano 2006, ma è solo recentemente che è stato associato al concetto di metaverso. “Alcune persone dicono che quello che stiamo realizzando è un metaverso”, spiega il CEO David Baszucki ed effettivamente alcune realtà lo stanno usando proprio in quel senso. Come Gucci con la sua Garden Experience, una mostra virtuale realizzata per il centenario del marchio. Il pubblico sembra apprezzare, tanto che una borsa virtuale del noto brand è stata venduta a cifre da capogiro: 4.115 dollari. Curiosamente, l’equivalente fisico, che possiamo indossare nel mondo reale, ne costa “solo” 3.400.

Nike, invece, ha lanciato Nikeland, un campo da gioco virtuale dove sfidarsi coi propri amici, naturalmente personalizzando il proprio avatar con l’attrezzatura del noto marchio: scarpe, cappellini, zaini e via dicendo.


Immagine: Gucci

 

Apple

Non per ultimo, c’è la Big Tech Apple che sta lavorando sul proprio visore AR e VR e potrebbe lanciare il suo cappello sul ring per l’ennesimo metaverso in competizione (anche se probabilmente dedicato al mondo consumer). Come da tradizione, le bocche dei dirigenti dell’azienda sono cucite e non sono disponibili informazioni ufficiali, oltre ai brevetti. E giusto poco prima dell’annuncio di Meta da parte di Zuckerberg, l’azienda di Cupertino ha registrato un brevetto relativo a una tecnica per visualizzare un oggetto virtuale in Enhanced Reality, realtà migliorata.

Un brevetto che si aggiunge ad altri già depositati, come quello per un visore head mounted dotato di sensori per catturare immagini e audio dell’ambiente circostante. Tecnologie che lasciano presupporre scenari di virtual meeting.

Quando usciranno? Nel momento in cui scriviamo, ci sono rumours relativi al lancio, verso la fine del 2022, di un visore con due CPU e una potenza di calcolo equivalente a quella del processore M1. Sulla carta, dovrebbe trattarsi di un dispositivo indipendente, che non si appoggia al Mac per funzionare. Ma, ripetiamo, si tratta di voci non confermate da Cupertino.

 

Immagine: Apple