Una delle domande che più si pongono gli executives, sul metaverso, è relativa alla sua utilità. Fatta esclusione per il marketing e gli eventi, dove sono evidenti i vantaggi di realtà virtuale e aumentata, perché un’azienda, magari un Head of HR, dovrebbe investire su queste tecnologie? La risposta è da cercare nella possibilità di potenziare – per i propri dipendenti – la formazione e il training nel metaverso,  risparmiando tempo e denaro tramite esperienze simulate, totalmente prive di rischio e allo stesso tempo molto più efficaci rispetto alle classiche opzioni. 

 

Realtà aumentata, virtuale e mista: i numeri di un mercato in rapida crescita

L’adozione di dispositivi e soluzioni per la realtà virtuale è aumentata sta crescendo, così come il numero di utenti a livello globale. A dare un’ulteriore spinta sarà poi la diffusione del 5G, che renderà le esperienze virtuali fruibili ovunque, sia in ambito consumer sia in quello business. La rapidità di adozione non è stata rapida come prevedeva Gartner nel 2018, quando suggeriva che entro due anni (nel 2020, quindi) il 46% dei retailer avrebbe valutato di adottare soluzioni AR o VR, ma dobbiamo considerare che la pandemia prima e il problema della carenza di componenti, soprattutto chip, che hanno rallentato la produzione. Nonostante questo, però, l’adozione di queste tecnologie non sembra messa in discussione, e nel 2021 IDC prevedeva una crescita del settore AR/VR dell’88% che avrebbe portato il valore di questo mercato sulla soglia dei 2,8 miliardi di dollari, valore destinato a salire fino alla soglia dei 20,9 miliardi entro la fine del 2025

 

Immagine: Gartner (August 2018) – Hype Cycle for Emerging Technologies

 

Realtà virtuale e aumentata: ecco come rivoluzioneranno il training nel metaverso

Da quando la realtà virtuale e quella aumentata hanno iniziato ad affacciarsi sul mercato uno degli scenari di utilizzo più interessanti per le aziende era quello di sfruttare la tecnologia per potenziare le procedure di formazione e addestramento del personale, riducendo allo stesso tempo i costi e migliorando l’esperienza per gli utenti stessi. Un concetto quasi inevitabile, se guardiamo a quello che accade in ambiti ultraspecialistici come l’aviazione o l’automobilismo: i piloti di aereo non potrebbero infatti poter sperimentare in sicurezza le procedure più rischiose se non avessero a disposizione i simulatori di volo, che riproducono nel dettaglio il funzionamento e il cockpit di ogni specifico velivolo. Lo stesso vale in campo automotive, dove i simulatori sono utilizzati in varie categorie, F1 inclusa, per addestrare i piloti e testare il funzionamento di modifiche aerodinamiche, per esempio l’impatto di una nuova ala. Nelle formule minori, invece, sono uno strumento indispensabile per consentire a giovani piloti di macinare chilometri in pista senza doversi sobbarcare gli elevati costi di affitto circuito, benzina e pneumatici.

Perché quindi non valutare il training nel metaverso anche in altri ambiti, come l’addestramento all’utilizzo di macchinari industriali o al rispetto delle procedure di sicurezza? Adottando visori per la VR e l’AR, non si ha nemmeno la necessità di dover utilizzare repliche dei luoghi e dei macchinari, né di dover spostare far viaggiare il personale per fargli raggiungere luoghi appositamente attrezzati. Questo approccio può funzionare bene in vari settori, a partire da quello industriale, soprattutto nelle aziende che hanno a che fare con procedure che si svolgono in ambienti pericolosi, dalle profondità del mare ai viaggi spaziali, per esempio, ma non solo. Pensiamo per esempio alle applicazioni per l’industria mineraria o dell’estrazione di gas e petrolio.

Le simulazioni in AR e VR, inoltre, tornano utili per meglio apprendere le procedure operative, così come per l’apprendimento: seguire un corso a distanza, in streaming, non è efficace come farlo in presenza, ma indossando visori per la realtà virtuale si può riprodurre l’esperienza di una classe, facilitando la collaborazione fra gli alunni e fra insegnanti e alunni, contribuendo anche allo sviluppo delle soft skill, competenze non tecniche ma sempre più ricercate dai datori di lavoro.

 

 

I vantaggi di formazione e training nel metaverso per il business e per chi impara

Se sino a qualche anno fa l’idea di far indossare un visore ai lavoratori durante le sessioni di training poteva sembrare fantascientifica e applicabile solo a poche, enormi, realtà imprenditoriali, oggi è l’atteggiamento è cambiato. Sono calati i costi dei dispositivi e sempre più aziende stanno sviluppando soluzioni utili a risolvere queste esigenze. Anche il Covid ha dato il suo contributo, spingendo l’adozione di soluzioni di VR e AR per il supporto da remoto, che è uno dei principali vantaggi offerti da queste tecnologie. 

 

 

 

Assistenza da remoto

Tipicamente, quando un macchinario industriale presenta malfunzionamenti, è necessario far intervenire un team di tecnici che deve spesso viaggiare dall’altra parte del mondo per risolvere un problema, con tutti i problemi che ne conseguono: tempi lunghi e costi elevati. Tramite VR e AR, invece, i tecnici possono analizzare il problema da remoto e in molti casi anche guidare un utente presente fisicamente sul posto alla soluzione del problema, riducendo di conseguenza anche i tempi di fermo macchina.

 

Efficienza e sicurezza

Oltre all’assistenza, VR e AR possono venire usati per il training nel metaverso da remoto, consentendo ai lavoratori di effettuare la formazione in sede, evitando trasferte, abbattendo i costi e migliorando anche l’efficacia di queste sessioni: poter sperimentare su un oggetto virtuale rende l’esperienza più piacevole rispetto ai classici manuali e video formativi, e stimola l’apprendimento e la memoria. La formazione effettuata in questa maniera per molti versi ricorda le esperienze fatte coi videogiochi, contribuendo a tenere alto l’interesse durante le varie sessioni di training. E, soprattutto, migliora enormemente la sicurezza: un operaio che deve effettuare delicate operazioni in ambienti pericolosi (saldature subacquee a elevata profondità, gestione e manutenzione di impianti nucleari e o gas) si sentirà molto più sicuro se prima di effettuare un lavoro può testare le procedure decine o centinaia di volte in un ambiente virtuale. 

 

 

Socializzazione
Infine, il metaverso semplifica la socializzazione quando ci si trova distanti e confrontarsi e comunicare con altre persone in un ambiente simulato è molto più efficace e coinvolgente sia delle classiche telefonate, sia delle riunioni via Zoom, Teams e altre piattaforme. Le HR di alcune aziende hanno già iniziato a sperimentare questo approccio durante la pandemia, quando era impossibile viaggiare, e molte sono intenzionate a proseguire anche quando l’emergenza Covid sarà terminata. 

 

Fatti, non parole: i casi d’uso concreti di VR e AR

A parole sembra tutto splendido, ma siamo davvero sicuri che questi scenari si concretizzeranno? Oggettivamente, bisogna ammettere che sono ancora poche le aziende, a livello percentuale, che hanno investito su queste soluzioni in maniera pionieristica, ma gli esperimenti fatti fino a ora sono piaciuti e queste stesse imprese stanno valutando di estendere l’utilizzo di VR e AR, così come altre realtà intendono avviarne l’adozione in tempi brevi. Anche in Italia.

Fra queste Enel, che insieme alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha realizzato un progetto per il training nel metaverso degli operatori delle sue centrali, che viene usato sia per addestrare i tecnici all’esecuzione delle operazioni di manutenzione di routine sia per sperimentare senza rischi le operazioni in ambienti confinati o su componenti delicati come valvole o caldaie. 

Anche l’italiana Olivetti si è fatta tentare dalla realtà virtuale per l’addestramento dei suoi tecnici specializzati in stampanti e ha realizzato una vera e propria VR Academy. In questo caso non si parla di ambienti potenzialmente pericolosi, ma di rendere più coinvolgenti le sessioni di formazione attraverso l’uso di un visore HTC Vive. 

 

 

Sempre senza uscire dai confini nazionali, possiamo citare l’esempio di Dallara, nome molto noto in ambito automotive che da tempo si affida alla tecnologia (simulazioni CFD e stampa 3D in primis, ma non solo) per sviluppare le sue vetture, incluse le monoposto del campionato Formula Indy e supercar, e per supportare altri produttori, fra cui la supercar Bugatti Chiron. Dallara ha installato nella sede della Motor Valley emiliana uno dei più evoluti simulatori di guida, ma strizza l’occhio anche agli appassionati che corrono da casa, su simulatori ben più modesti, tramite la simulazione Assetto Corsa di Kunos Simulazioni, un’altra azienda italiana: nel 2020 infatti ha dato via al Dallara Esport Championship, giunto alla seconda edizione, dove i partecipanti possono correre da remoto, con le postazioni installate in casa, affidandosi se lo desiderano anche ai visori VR, pienamente supportati da Assetto Corsa. Questa iniziativa non mira a rivoluzionare i processi o migliorare il training dei suoi tecnici, ma di avvicinare al mondo delle corse – estremamente costoso – anche persone che non hanno i mezzi economici per sfrecciare sulle piste di asfalto.

Uscendo dalla Penisola, invece, la realtà virtuale è molto usata in ambito medicale. Secondo Sciensoft, azienda di consulenza e sviluppo software, il solo mercato della VR destinato al training, varrà 6,8 miliardi entro la fine del 2022. Fra i colossi del settore che hanno già adottato la realtà virtuale citiamo Johnson and Johnson, che la utilizza per addestrare i chirurghi tramite operazioni simulate. Il risultato lascia sbalorditi: gli esperimenti condotti fino a ora mostrano all’Imperial College di Londra mostrano che l’83% degli studenti che si è allenato con la VR è stato in grado di svolgere le procedure senza assistenza o richiedendo solo piccoli suggerimenti. Nessuno degli studenti che si è formato in maniera tradizionale, è stato invece in grado di farlo. 

Infine, la realtà virtuale è utilizzata anche dagli astronauti della NASA, che la utilizzano per sperimentare in sicurezza le complesse operazioni di manutenzione della International Space Station. E non a terra: i visori e tutto l’hardware necessario fanno infatti parte della dotazione della ISS.

 

Immagine: nasa.gov