Tra i luoghi virtuali e le parole dello spatial computing, il concetto di metaverso è davvero parte dell’ABC.

 

Quando si parla di metaverso si fa riferimento a un mondo virtuale, dove tutto è dematerializzato, totalmente immaginario. Il termine fu coniato dallo scrittore Neal Stephenson nel suo romanzo “Snow Crash” e rappresentava un’evoluzione rispetto alla visione di cyberspazio inventata da William Gibson, l’autore del romanzo “Neuromante”, considerato il capostipite del genere cyberpunk.

Se il mondo virtuale immaginato da Gibson era stilizzato e per certi versi reale (morire nel cyberspazio equivaleva a morire nel mondo reale, per capirci), il metaverso di Stephenson è vicino ai canoni attuali della realtà: non ci si fa male al suo interno, se non nella finzione di un videogioco.

 

Metaverso: un concetto sfaccettato, in continuo divenire

Abbiamo catturato una suggestione interessante da un’intervista a Tim Sweeney, CEO di Epic Games: 

“Prima di tutto, nessuno sa esattamente cosa sarà il Metaverso. Abbiamo molti riferimenti immaginari su di esso. Alcune parti di esso. La maggior parte è stata scritta prima ancora che esistessero i social network. Per il resto, stiamo davvero improvvisando e facendo supposizioni su questo.

Ma il Metaverso sarà una sorta di social media 3D in tempo reale in cui invece di inviare messaggi e immagini l’un l’altro in modo asincrono, sei insieme a loro e in un mondo virtuale e interagisci e fai esperienze divertenti che potrebbero abbracciare qualsiasi cosa, da esperienze puramente ludiche a esperienze di tipo sociale.

L’altro elemento critico del Metaverso è che non è stato costruito solo da una mega società, giusto? Sarà il lavoro, il lavoro creativo di milioni di persone che possono ciascuna aggiungere i propri elementi attraverso la creazione di contenuti, la programmazione e il design, per aggiungere valore.”

 

Alcuni esempi

I primi esempi di metaverso sono stati inevitabilmente i videogame ma sono presto arrivate applicazioni non ludiche, incentrate sulla socializzazione.

L’esempio più famoso è Second Life, un mondo virtuale nel quale milioni di persone possono interagire, creato nel 1999 con l’obiettivo di creare un metaverso simile a quello dipinto in “Snow Crash”. Si tratta di un progetto ancora in vita, nonostante dopo il boom nei primi anni 2000 abbia perso parte dell’appeal iniziale.

In questo mondo sono stati effettuati esperimenti di vario tipo, che hanno attirato non solo gamer e fan del cyberpunk ma anche aziende. Su Second Life si sono tenuti concerti, sono state aperte delle ambasciate (le Maldive prima seguite nel 2007 dalla Svezia, Estonia e molti altri). Ma c’è chi l’ha usato per vendere prodotti come suppellettili o vestiti, ed è riuscito anche ad attirare l’attenzione di politici: è il caso di Antonio Di Pietro, che proprio in questo multiverso ha creato il quartier generale del suo partito, Italia dei Valori. 

Il metaverso, dunque, è un mondo totalmente immaginario che si differenzia per questo dal concetto di mirrorworld, di cui parleremo in questo articolo.


Immagine di copertina: © High Fidelity – FUTVRE LANDS