Distillando dati diversi, lo scenario AR/VR è positivo — La pandemia di Covid-19 ha accelerato l’adozione di nuove tecnologie in un modo che non abbiamo mai visto prima. Ha costretto le aziende a evolversi, non per scelta, ma per necessità. Se sei un ristorante e non eri su UberEats o Deliveroo, ora lo sei. Se guidi un’azienda tradizionale in cui era obbligatorio timbrare il cartellino, adesso sarai anche tu fra i tanti che fanno da ovunque meeting su Zoom. E se è stato Covid-19 a prendere queste decisioni per te, probabilmente ha preso decisioni sagge.

Le tecnologie immersive non sfuggono a questa spinta propulsiva. Le proiezioni indicano una crescita un pò per tutti i comparti. Un nuovo rapporto di Juniper Research ha rilevato che i soli contenuti VR per il mercato consumer alimenteranno nel 2025 un mercato da 7 miliardi di dollari, oltre il 160% in più rispetto ai 3 miliardi di dollari che dovrebbero generare nel 2020. Secondo le stime di Research and Markets, il giro d’affari dei mercati AR e VR dovrebbe raggiungere $55.01 billion entro il 2021. Nel 2021 crescerà enormemente il segmento dell’hardware AR e VR, principalmente a causa di una crescita 10x dei dispositivi. Da ABI Research apprendiamo che il mercato dei contenuti, dei software e dell’intrattenimento AR vedrà una crescita simile, tra il 90% e il 100% nel periodo 2021-2025.

 

5 trend AR VR 2021, secondo noi

Oltre ai trend quantitativi, tutti positivi, riportati uniformemente dagli analisti, abbiamo voluto isolare alcuni temi che nel 2021 faranno parlare di sé.

 

#1 — Spatial Computing: the 4th computing revolution

 

Si tratta di una nuova branca dell’informatica che si posiziona nel punto di intersezione tra fisico e digitale. Raggruppa sotto il suo cappello numerose tecnologie in rapida evoluzione (AI, IOT, robotica, 5G, tra le altre), di cui AR/VR rappresentano però l’ovvia interfaccia di interazione. Lo spatial computing fa tutto ciò che fanno le applicazioni di realtà virtuale e di realtà aumentata: rappresenta nello spazio informazioni, oggetti, persone, e consente a fisico e digitale di interconnettersi, coabitare, interagire senza attriti. Lo fa grazie a una mappatura dello spazio ad alta fedeltà, a una interconnessione in tempo reale tra il mondo fisico e quello digitale, e a un utilizzo sempre più spinto dell’Intelligenza Artificiale – che rende le esperienze più personalizzate, e dota gli oggetti fisici o virtuali di una loro intelligenza. Lo rappresenta bene questa applicazione per Widiba Bank: i correntisti possono letteralmente vedere nello spazio, in 3D, i loro dati finanziari, interagire con le mani, girarci intorno, dialogare con un avatar intelligente. Spatial computing è quindi un nuovo paradigma: una capacità di calcolo invisibile e onnipresente, non più relegata all’interno di un calcolatore o di uno schermo, ma diffusa nello spazio. Interagiremo con il virtuale in modo fluido e naturale, parlandogli, muovendoci al suo interno, proprio come siamo stati abituati a fare nello spazio fisico fin dalla nascita. Useremo azioni fisiche – movimenti del corpo, della testa, gesti, parole – come input per interagire con il digitale, e il digitale a sua volta utilizza lo spazio fisico come luogo dove interagire con noi – attraverso ologrammi, avatar, e ambientazioni immersive.

 

#2 — Verso modelli sempre più ibridi

 

Virtual Concert | John Legend – A night for Bigger Love 

I modelli ibridi (mix di fisico e digitale) saranno nel 2021 la strada verso il new normal. Il settore degli eventi, uno dei primi ad essersi dovuto reinventare, sta già sperimentando format misti: ad esempio, una combinazione tra workshop in presenza con poche persone abbinati a momenti full digital, a volte supportati da AR (es. Augmented Webinar) o VR (es. Virtual Concert). Stessa cosa avverrà per i processi di product showcasing. Date le limitazioni dettate dal social distancing, la presentazione dei prodotti passerà non solo dai negozi o dagli showroom, ma sarà integrata da digital store (ad esempio il flagship store da noi realizzato per Frette in digital 360°). Il “Remote work is here to stay”, come recita l’ultimo Report di Capgemini, “The future of work”. Quasi il 70% delle organizzazioni con esperienze di remote working ritiene che i vantaggi di produttività del lavoro a distanza siano sostenibili e replicabili oltre la pandemia. Ma, appunto, se interpretati all’interno di un modello di lavoro ibrido, dove presenza fisica e digitale si alternano. Il che crea una domanda inequivocabile per strumenti di remote collaboration che contrastino la “Zoom fatigue”, il senso di isolamento che il lavoro digitale genera e che migliorino l’esperienza emotiva, ancor prima della user experience, dei modelli di lavoro ibrido.

 

 #3 — Multiexperience

 

AnotheReality - Product Showcasing | AR

La dimensione immersiva sarà sempre più presente, soprattutto in un’ottica multiexperience. I cataloghi – e persino i webinar – diventeranno “aumentati”. Scopriremo i prodotti in AR, per poi andare a verificare finiture e dotazioni sul punto vendita. Il training tradizionale potrà essere integrato da web games che insegnano – in sicurezza – procedure pericolose attraverso la gamification (come nel caso recentemente presentato di BMW Group Italia). O anche abbinato a simulatori virtuali che fanno sperimentare in ambiente sicuro procedure pericolose o che permettono di raggiungere team dislocati in tutto il mondo. Molto promosso da Gartner, il fenomeno “multiexperience”, sta mettendo in evidenza questa transizione: da un contesto tradizionale, dove un computer è l’unico punto di interazione, a percorsi di acquisto che includono dispositivi e interfacce multisensoriali e multi touch point, come dispositivi indossabili e sensori di computer avanzati. Il tutto, in una logica molto spinta di omnicanalità. Valuteremo una moto o una planetaria attraverso occhiali AR, prenderemo appuntamento con la concessionaria o il negozio di alta cucina via Alexa e lì, in locale, faremo una prova di guida o di cupcake su un simulatore, prima di pagare, magari in bitcoin.

 

#4 —Gli avatar saranno sempre più tra noi

 

Virtual meeting using Spatial.io

Se il mondo non è forse ancora pronto per i robot, con un cervello digitale e un corpo meccanico, è certamente pronto ad interagire con un cervello digitale senza corpo. I rapidi progressi tecnologici, come l’evoluzione di una nuova suite di strumenti di AI, i motori di gioco di nuova generazione, una connettività più potente oltre ai software AR-VR, sono pronti a portare nel nostro mondo una nuova generazione di avatar. Avrai magari già sentito parlare di @lilmiquela e @noonoouri, non solo degli avatar, ma addirittura dei virtual influencer. O potresti aver creato un avatar-sticker per il tuo iPhone. O frequentando gli eventi digitali degli ultimi mesi, dotandoti di una faccina personalizzata e incontrando sugli spalti delle Academy digitali gli avatar dei colleghi. Un chiaro indizio sulla convergenza tra gaming e social network, seppur ancora nulla a che vedere con la nuova generazione di avatar, da quelli più fantasy fino a quelli iperrealisti, come quelli configurabili con Replika, dotati di intelligenza digitale e di capacità di interazione. Personaggi come loro ci guideranno attraverso una fiera virtuale, ci consiglieranno il prodotto giusto, ci mostreranno come attuare una procedura. E gli avatar del futuro come saranno? Ce lo racconta Facebook: indistinguibili dalla realtà, interattivi, intelligenti, governati da dispositivi VR. Ma per vederli in azione, dovremo ancora aspettare qualche anno.

 

 

#5 — XR: dall’intrattenimento alle business applications

 

AnotheReality - Remote Assistance | AR

Stando a Deloitte – durante la crisi ⅓ dei consumatori si è abbonato per la prima volta a un servizio di videogiochi, ha utilizzato un servizio di cloud gaming o ha guardato eSport o un evento sportivo virtuale. Se dunque AR e VR avanzano comunque anche nel mondo consumer, la crescita di realtà virtuale ed aumentata sarà fortemente trainata dalle applicazioni AR e VR di natura B2B, in particolare da quelle per la prototipazione e la simulazione. Media, gaming, telepresence, retail, medicine ed education sono tra le industry più probabilmente coinvolte dalle esperienze immersive. “ll rischio derivante dal viaggiare e dall’incontrarsi guiderà la domanda di soluzioni proattive che aumentino l’efficienza dell’azienda e garantiscano la sicurezza dei dipendenti”, spiega Eric Abbruzzese, Direttore della ricerca AR / VR di ABI Research. Quindi il mondo enterprise è ormai entrato nello spatial computing. Appena saranno disponibili tool più standard come un “Wordpress delle applicazioni immersive”, è probabile che queste ultime troveranno, dopo i primi progetti pionieri, ben più larga diffusione.

 

Buoni propositi per il 2021

Il contesto è chiaro: la convergenza tra diverse tecnologie, dispositivi di nuova generazione AI, IoT, Blockchain, interfacce vocali, robots…aprirà nuovi scenari che già vengono qualificati come spatial computing. Questo innescherà una nuova domanda di applicazioni immersive in cui i dati e gli oggetti digitali saranno visualizzati nello spazio, integrati e inseparabili dal mondo fisico, interagendo con esso. Saranno quindi necessari moderni tool, che possano abilitare applicazioni immersive di nuova generazione. È questa la nostra sfida per il 2021. Continuare ad essere abilitatori di applicazioni immersive, con il gaming touch che ci caratterizza, ma mettendo a disposizione nuovi strumenti software, low-code, multiexperience. Porteremo l’enterprise…nello spazio.

Credits cover image: Avatar by Replika.ai