I trend del metaverso per il 2022? Negozi virtuali per potenziare la user experience, anche da remoto. Rivoluzione del settore HR, con nuovi strumenti per rendere più efficaci i colloqui coi candidati anche a distanza. Esperienze ludiche in VR. E marketing che va oltre il mondo fisico e quello di Internet, raggiungendo ogni angolo dei mondi virtuali.

 

Dal web al metaverso

Da quanto è nato, Internet ha continuato a evolversi con impressionante rapidità, passando dalle prime pagine statiche degli anni 90 al web 2.0, caratterizzato dall’interazione degli utenti, che ha guidato la rivoluzione degli ultimi anni, dando il via alla rivoluzione dei social network e dei videogiochi online, che a ben vedere sono stati il primo esempio di metaverso.

Solo oggi però questo termine sta uscendo dai libri di fantascienza per identificare una serie di esperienze in via di sviluppo, e a guidare questa nuova rivoluzione è stato Facebook, anzi, Meta, dato che la multinazionale ha recentemente cambiato nome per riflettere la sua nuova direzione. Un cambio di nome che certamente ha radici più profonde e che si è reso necessario per allontanare il colosso dal suo esperimento di maggior successo, il primo vero e proprio social network. Il motivo? Facebook non piace più, né agli utenti (quelli storici si stanno allontanando e i giovani vanno verso altri lidi), né alle aziende: le tante polemiche sul fatto che questo social tenda a promuovere la divisione più che il confronto, la rissa (virtuale) più che la discussione pacata stanno allontanando alcuni investitori.

Come si trasformerà Facebook? Difficile dirlo, ma è evidente che la rete si sta orientando verso altri tipi di esperienze, da vivere in maniera differente, più intensa e interattiva, e anche il colosso fondato da Zuckerberg punta in questa direzione. Non da oggi: l’acquisizione di Oculus è stato il primo passo di una trasformazione che pian piano sta rivoluzionando il mondo in cui interagiamo, sia per diletto sia per motivi professionali. Stiamo andando verso il web3, che si appresta a superare i limiti dell’attuale modello di web 2.0 introducendo un nuovo concetto: quello della proprietà.

 

Immagine: Oculus

 

Web3: blockchain, criptovalute, NFT. Il concetto di proprietà digitale

Il principale limite del web 2.0 è che si tratta di un modello di business dove gli utenti cedono i propri dati personali in cambio di un servizio gratuito. Lo fanno gli editori, e soprattutto i social network, che hanno portato all’estremo questo concetto.
Fondamentalmente, chi gestisce un sito o una piattaforma social, raccoglie dati sugli utenti – le sue abitudini di acquisto, le persone che frequenta, i siti che visita, i temi ai quali è maggiormente interessato – e poi li mette a disposizione a pagamento alle aziende, che potranno usare questa profilazione per aiutare gli inserzionisti a raggiungere il loro pubblico di riferimento.

Il problema? Gli utenti perdono il controllo di questi dati e non possono monetizzarli.

Il concetto di web3 punta a dare maggior potere agli utenti introducendo il concetto di “proprietà” delle informazioni personali, che potranno essere controllate dal proprietario. Quest’ultimo, potrà decidere a chi e come fornirle, così come di verificarle e modificarle. Proprietà dei dati personali, quindi, ma non solo: anche di asset digitali. Che potranno essere naturalmente copiati e ricondivisi, se necessario, ma sui quali si avrà una sorta di certificato di proprietà.
È il concetto degli NFT, i Non Fungible Tokens, che ultimamente stanno rivoluzionando l’economia digitale.

A cosa servono? Come già detto, garantiscono la paternità di un oggetto digitale: può essere un’opera d’arte digitale, come un’immagine, un’icona, anche un accessorio alla moda che accompagna un avatar, ma anche un tweet.
Chi lo acquista, diventa il “proprietario”. Ora, il concetto di proprietà in questo caso è complesso, dato che non si tratta di oggetti fisici e unici. Chi ha comprato per 2,9 milioni di dollari il primo Tweet di Dorsey non è l’unico che lo può vedere (rimane disponibile a tutti), né può modificarlo. Eppure, ne è ufficialmente proprietario.

Chi lo garantisce? La blockchain, una sorta di registro elettronico immutabile. La blockchain è nata con il concetto di criptovalute e, nello specifico, per i bitcoin, concetto che poi si è esteso ad altre valute virtuali, come Ehetereum. L’atto di proprietà, l’NFT, è rappresentato proprio da una transazione sulla blockchain e quindi è impresso in maniera indelebile.
È il concetto su cui si basano le criptovalute, alla fine: funzionano perché al posto di un’entità centralizzata che fa da garante (nel caso delle valute è il sistema bancario) ci si appoggia a un modello decentralizzato, accessibile a tutti, che registra ogni singola transazione, e la registra per appunto sulla blockchain.
Sino a che esiste la blockchain, esisterà quel certificato di validità. La blockchain è nata per le criptovalute, ma poi il concetto è stato esteso ad altri ambiti e ora viene utilizzata per garantire la tracciabilità dei processi, per esempio  in ambito industriale.

 

 

Immagine: Twitter

 

Gli NFT: la moneta dei metaversi

A oggi gli NFT sono un fenomeno speculativo, anche se numerose aziende li stanno introducendo nei loro prodotti come moneta interna. È il caso dei videogiochi, ma anche dei crypto fan token introdotti dalle società calcistiche, come ad esempio l’Inter. A breve, però, rappresenteranno l’economia del metaverso o, meglio, dei metaversi. La definizione l’abbiamo già data qui ma, riassumendo, possiamo indicare un metaverso come un mondo virtuale dove le persone possono interagire e svolgere attività “reali”, con riflessi anche nel mondo reale: se oggi usiamo Zoom e Teams, a breve le riunioni a distanza si trasferiranno in ambienti virtuali popolati da avatar.
Così facendo si avvicinano gli utenti abbattendo il filtro del video e permettendo di creare nuove esperienze più “umane” ed empatiche. In pratica, esperienze che fino a oggi sono limitate ai videogiochi, pensiamo ai MMORPG come World of Warcraft o a Minecraft, diventeranno la norma per le riunioni con colleghi o amici e familiari che si trovano a distanza.

Alla base di alcuni di questi mondi ci sarà anche un’economia e un concetto di proprietà, e gli NFT saranno lo strumento per gestirla.

Prima dei trend per il 2022, vediamo come si evolverà il concetto di metaverso.

 

Immagine: Mesh Teams

 

Un metaverso globale o tanti metaversi separati?

Oggi non esiste un consenso su come si evolverà il concetto di metaverso. Secondo alcuni ricercatori, sarà l’equivalente di Internet e sarà rappresentato da tanti mondi virtuali separati ma collegati fra loro. Altri, invece, sostengono che non esisterà un solo metaverso, come nella fantascienza, ma ce ne saranno differenti.

Indipendentemente da quale forma prenderà, la domanda che in tanti si pongono è a cosa serve il metaverso. E anche qui, le risposte sono varie. Alcune aziende lo useranno per potenziare l’engagement dei loro clienti, per esempio con un customer care dedicato; altre per offrire concerti e spettacoli virtuali.
Ci saranno realtà che lo useranno per i meeting interni o con gli stakeholder, altre ancora per offrire formazione o per realizzare eventi e fiere virtuali o ibride, con una parte del pubblico che partecipa in presenza e altri connessi da remoto.

A seconda delle esigenze, è probabile che ci si affiderà a un approccio differente: alcune realtà si creeranno il loro personale metaverso mentre altre si appoggeranno a quelli messi a disposizione da terzi.

Ecco i trend sul metaverso nel 2022.

 

Immagine: NFT Art Haus

 

Multiverso: cosa succederà nel 2022?

Il mercato dei mondi virtuali a oggi è stimato valere 180 miliardi di dollari, cifra che entro il 2025 sarà più che raddoppiata (390 miliardi) e che secondo Goldman Sachs arriverà ai ben 8 triliardi in relativamente pochi anni. Non stupisce quindi che numerose aziende stiano investendo sul metaverso, chi creando mondi, chi dispositivi per accedere a questi mondi in maniera efficace, per esempio tramite visori di realtà virtuale o aumentata.

Facebook ha dato il via con Meta, che fa leva sui visori Oculus, ma la concorrenza non aspettava altro che l’annuncio per dire la sua.

La risposta di Microsoft si chiama Mesh, sarà integrata in Teams e potrà essere fruita tramite normali PC, tablet o smartphone, oltre che da visori: l’azienda del resto ha sviluppato HoloLens, un evoluto visore per la realtà mista che aggiunge elementi digitali che si fondono alla perfezione con l’ambiente circostante.

Anche Cisco, da sempre attivissima sul fronte delle attività di comunicazione e collaborazione remota, sta entrando in questo settore con Webex Hologram, una soluzione per la collaborazione olografica attualmente in fase di sviluppo.

Snapchat, social network particolarmente apprezzato dai giovani che ultimamente sta accusando il colpo dell’enorme successo di TikTok, è stata una delle prime che ha cercato di sperimentare con soluzioni particolari come gli Spectacles, occhiali per la realtà aumentata meno complessi ed evoluti di HoloLens, ma anche molto più economici e diffusi. Inizialmente poco considerati, sono stati migliorati enormemente con la nuova versione che ora include anche il filtro Avatar, che trasforma le persone del mondo reale in avatar, in tempo reale. Basta indossarli, attivare il filtro e si potranno scattare foto e registrare filmati dove le persone vengono trasformate dall’AI in personaggi come quelli dei videogiochi.

Ed Apple cosa fa? Come da tradizione, l’azienda di Cupertino è molto abbottonata e non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione ufficiale sui suoi piani per i mondi virtuali e il metaverso, ma di sicuro sta lavorando a progetti molto ambiziosi, come dimostrano i brevetti depositati per visori di realtà mista e algoritmi di spatial computing e la sua campagna di acquisizioni: nel 2020 ha “comprato” NextVR, piattaforma per eventi in realtà virtuale; l’israeliana Cameraai, specializzata sulla realtà aumentata; e Spaces, startup attiva nell’ambito della realtà virtuale. Difficile ipotizzare cosa verrà annunciato e quando, ma conoscendo la tradizione dell’azienda guidata da Cook, c’è da aspettarsi un qualcosa di differente dalle altre proposte.

 

Immagine: Spectacles

 

Trend metaverso 2022: ecco i principali casi d’uso

I trend del metaverso per il 2022 passano dai negozi virtuali; dai colloqui da remoto per HR; dalle esperienze ludiche in VR; dal marketing virtuale e altro ancora!

Fare previsioni a lungo termine sui trend è molto difficile, ma possiamo azzardare qualche ipotesi sugli sviluppi più vicini, e su cosa vedremo nel 2022 riguardo al metaverso.
Un anno che, almeno per qualche mese, dovrà ancora fare i conti con la pandemia. I negozi fisici torneranno a popolarsi, ma molte catene affiancheranno anche esperienze digitali e non come risposta ai lockdown (che speriamo non si verifichino nuovamente), ma come naturale estensione del negozio fisico. Da tempo per molti il negozio è solo una showroom dove toccare con mano i prodotti per poi procedere all’acquisto online e questo trend si consoliderà, con la differenza che l’e-commerce non sarà un semplice catalogo di prodotti da acquistare, ma assumerà la sembianze di un luogo reale, della controparte digitale del punto vendita in centro città, con tanto di assistenti, che potranno essere rappresentati da intelligenze artificiali o da veri commessi che condividono lo spazio virtuale coi commessi.

Questo varrà per i negozi più tradizionali, ma anche per chi eroga servizi, come gli istituti finanziari. Un esempio è l’app Widibia, una banca virtuale alla quale si accede tramite il visore Hololens 2 di Microsoft.

 

Immagine: Widiba

Il mondo della scuola beneficerà del metaverso e grazie alla tecnologia anche la didattica, sia essa in presenza o DAD, si adeguerà ai nuovi strumenti che hanno l’indubbio vantaggio di essere più appetibili per i più giovani, stimolandoli maggiormente rispetto alle classiche lezioni frontali.

Inevitabilmente anche il marketing sfrutterà sempre più le nuove tecnologie, in particolare nel mondo artistico, portando a un livello superiore quanto già visto nel 2021, come nel caso di Mr. Fini, l’app in realtà aumentata sviluppata per supportare il lancio del nuovo album di Guè Pequeno.

 

MR. FINI - The Experience | App AR
Immagine: Mr.Fini

Sony, per dire, ha annunciato un nuovo visore per la PlayStation 5, segno che non si è fatta scoraggiare dai risultati non proprio brillanti del precedente esperimento, in parte limitato dalla scarsa potenza della PS4, inadatta a offrire un’esperienza di VR ottimale.

Quando parliamo di esperienze ludiche non ci riferiamo esclusivamente ai videogame: come potrebbero diventare le sempre più apprezzate Escape Room combinando visori per la Mixed Reality con l’AI? VBI Lost Connection, Escape Room a tema cyberpunk sviluppata per IBM è solo un assaggio.

 

Immagine: VBI Lost Connection