Il concetto di multiverso affonda le sue origini nella filosofia, ma è stato approfondito anche dalla fisica teorica, che ipotizza l’esistenza di più universi paralleli. È una delle interpretazioni della fisica quantistica e, in particolare, della teoria delle stringhe, che cerca di costruire una teoria del tutto conciliando la meccanica quantistica con quella generale.

Per fare un esempio “concreto”, per quanto possa essere concreta la fiction, possiamo citare serie TV come “Stranger Things”, dove il sottosopra è a tutti gli effetti una realtà oscura e parallela a quella normale.  

 

Multiverso: dove l’unione (di più metaversi virtuali) fa la forza

Nel nostro ambito, un multiverso altro non è che l’unione di più metaversi e possiamo considerare la realtà virtuale e quella aumentata come delle porte di accesso a questi universi artificiali. Indossando un caschetto per la realtà virtuale, una comune asse di legno appoggiata per terra può diventare un trampolino che sporge dalla cima di un grattacielo, o dal bordo di una nave, con tanto di pirati urlanti sullo sfondo; una semplice stanza vuota diventare un’arena nella quale i partecipanti possono trasformarsi in guerrieri medievali, soldati della Seconda Guerra Mondiale, o anche solo campeggianti che chiacchierano di fronte a un falò virtuale.

Un solo strumento e quattro mura, o poco più, sono sufficienti per creare infiniti mondi artificiali paralleli

 

Parliamo di videogiochi, quindi? Non necessariamente.

Le applicazioni ludiche hanno rappresentato una porta di ingresso verso il concetto di multiverso, ma pian piano questo approccio sta entrando nella vita di tutti i giorni, e non sempre richiede hardware specifico per la VR.

I filtri per applicazioni come Zoom e Google Meet che rimuovono lo sfondo per applicare altre immagini (come: un panorama; la strip di Las Vegas; una galassia) danno vita a vari multiversi, nascondendo la nostra stanza e mostrandoci agli altri partecipanti come in un mondo surreale.

E per quanto sembrino banali, è solo da poco che lo si riesce ad applicare in tempo reale, con un normale home computer, senza nemmeno doversi appoggiare a blue screen o green screen, da sempre usati nell’industria cinematografica per rimuovere gli sfondi e sostituirli con immagini generate dal computer. Merito dei passi avanti fatti con lo spatial computing, che rende oggi accessibili a tutti opportunità un tempo riservate agli esperti degli effetti speciali. 

 

Esempi di multiverso

Abbiamo accennato all’inizio agli showroom virtuali, e questo è un altro esempio di multiverso.

Bastano pochi comandi per trasformare una stanza da letto in un salotto, una cucina, un ufficio o un laboratorio, senza doversi spostare di un metro. Il bello della realtà virtuale e dei mondi virtuali è proprio questo: sperimentare in maniera rapida, efficace ed economica con mondi o spazi non esistenti nella realtà. Testando l’ergonomia di una cucina semplificando la disposizione di mobili ed elettrodomestici, senza dover effettuare prove muovendo oggetti pesanti.

O, ancora, valutando l’accessibilità alle varie parti di un aeroplano prima ancora che sia costruito, così da sperimentare varie soluzioni fino a trovare quella più efficace per una manutenzione rapida ed economica.